Alexis Korner – R&B from the Marquee

Nato a Parigi nel 1928 da madre greco-turca e padre austriaco, “il grande padre di tutto quanto” Alexis Korner negli anni Quaranta inizió a maturare un forte interesse verso il jazz suonando nell’orchestra del bandleader Chris Barber, che gli fece conoscere l’armonicista Cyril Davies, grande patito di blues, un genere allora in voga solo nei ghetti neri americani; Korner e Davies divennero allora grandi amici e padri fondatori del blues britannico, istituendo locali come il “Good Earth Club” ed il “Blues and Barrelhouse Club” alla metà degli anni Cinquanta, ma la Londra del periodo non era ancora pronta per quel mix rivoluzionario e così, alla fine del decennio, Korner e Davies rientrarono nell’orchestra di Barber. Le prime pubblicazioni discografiche su 45 giri furono a nome Alexis Korner Skiffle Group e Alexis Korner’s Breakdown Group, tuttavia allo scadere degli anni Cinquanta il suo stile venne contaminato irrimediabilmente da quello di Muddy Waters, allontanando Korner dai puristi dello skiffle.

Nel 1961 Korner e Davies formarono la storica Blues Incorporated, un’orchestra “a geometria variabile” composta con il batterista Charlie Watts (che lasció il posto a Ginger Baker quando si unì ai Rolling Stones), il bassista Jack Bruce (futuro Cream) ed il sassofonista tenore Dick Heckstall-Smith, una formazione che dal marzo del 1962 divenne l’attrazione fissa prima dell’ “Ealing R&B Club“, un locale ricavato da una vecchia drogheria, ed in seguito del famigerato “Marquee“, un jazz club di Wardour Street che diverrà proprio grazie a loro il centro pulsante della vita blues londinese.

Alexis Korner e Cyril Davies formarono la prima band bianca di blues elettrificato nel mondo: le parti vocali andarono in successione nei sei anni a venire a personaggi come Mick Jagger, Eric Burdon, Paul Jones e Long John Baldry mentre la flessibile line-up vide alternarsi sul palco vari musicisti come Graham Band, Keith Richards, Lee Jackson, John Surman, Brian Johns e John McLaughlin, destinati a scrivere la storia del rock.

Il loro primo album, R&61GS33GQP9LB from the Marquee, venne registrato e pubblicato nel 1962 e consisteva in un blues grintoso, tra opere originali e cover di una autenticità convincente. In questo disco, oltre che Alexis Korner (chitarra) e Cyril Davies (voce e armonica), parteciparono anche: Long John Baldry (voce), Spike Heatley (contrabbasso), Dick Heckstall-Smith (sax), Keith Scott (pianoforte) e Graham Burbidge (batteria). Nonostante il titolo, in realtà l’album è stato composto negli studi della Decca Records a Londra, anche se in una sola lunga giornata di lavoro. Il suono è ovviamente influenzato dal Blues di Chicago degli anni Quaranta e l’inizio degli anni Cinquanta, anche se nel periodo successivo i Blues Incorporated avrebbe abbracciato più rami del genere nelle loro performance.
L’album ovviamente non fu un successo commerciale, ma si rivelò molto influente nella nascente scena blues inglese; molti dei musicisti coinvolti furono destinati a grandi cose: Long John Baldry ebbe un grande successo commerciale negli anni Sessanta, Dick Heckstall-Smith suonò con la Graham Bond Organization, i Bluesbreakers di John Mayall  ed i Colosseum; una triste fine avrebbe invece segnato prematuramente la vita di Cyril Davies, che lasciò la Blues Incorporated dopo questo album e formò il suo gruppo, il Cyril Davies All Stars, per poi morire poco più che trentenne di leucemia nel 1964.

La chitarra di Korner domina “Gotta Move“, un breve brano che serve a mettere in vetrina la versatilità del gruppo in un biglietto da visita strumentale ed incorporeo. La successiva Rain is Such a Lonesome Sound” è una cover di Jimmy Witherspoon, cantante jump-blues americano che qui viene riportato alla luce dalla voce piacevole ed estremamente duttile di John Baldry. In I Got My Brand On You” si può sentire cantare per la prima volta Cyril Davies che, rispetto a Baldry, è un puro bluesman senza fronzoli nè concessioni alla musica pop. Spooky But Nice” è un pezzo del repertorio originale di Davies che si trascina tra R&B e sinuosità swing, mentre la vivace Keep Your Hands Off“, offre un altro fedele scorcio di blues americano trasportato direttamente nel Vecchio Continente. Il basso elettrico di Teddy Wadmore fa il suo cameo nella radiosa I Wanna Put a Tiger in Your Tank“, cover rispettosa di Muddy Waters con ancora Cyril Davies alla voce ed una dolce rappresaglia intermittente tra Keith Scott e Dick Heckstall-Smith che si dipana sullo sfondo.

In “I Got My Mojo Working” viene riesumato l’attore Preston Foster nella versione resa celebre da Muddy Waters ed è qui possibile ascoltare la prima manifestazione registrata di quello che sarebbe diventato il blues-rock nelle mani dei futuri membri dei Blues Incorporated tra Rolling Stones e Pretty Things. La strumentale Finkle’s Cafe” funge da intermezzo espositivo alle perizie della band mentre nella frizzante Hoochie Coochie” viene riproposta con riguardo e maestria la celebre canzone di Muddy Waters, vestita dalla voce di Cyril Davies.Nella composizione strumentale di Korner, “Down Town“, è Spike Heatley ad essere sotto i riflettori ma la chitarra acustica di Alexis Korner guida prepotentemente la melodia come un direttore d’orchestra, ed il suo dominio continua nelle due tracce finali: How Long, How Long Blues“, un rifacimento del noto brano di Leroy Carr con la voce di John Baldry, e la bruciante I Thought I Heard That Train Whistle Blow“, opera originale ed interessante del repertorio di Baldry, che balla violentemente sul baratro tra country e blues, spinta dell’onnipresente armonica di Davies.   

Il carattere complessivo di questo lavoro deriva dal blues di Chicago e dalle radici jazz e folk del duo Korner-Davies, in un’amalgama che dà vita ad un suono molto individuale che è unicamente britannico e del suo tempo: questo è il primo ardente focolaio di British Blues, che avrebbe di lì a poco divampato le sue fiamme sul resto dell’Europa. 

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