Analogy – Analogy

Tutto iniziò nel 1968, quando il poli-strumentista tedesco Martin Thurn si recò nella Scuola Internazionale di Varese, dove fondò il primo nucleo degli Analogy con Wolfgang Schoene, Thomas Schmidt e Jutta Nienhaus: allora denominatasi Joice (in seguito Yoice, a causa di un errore di stampa) cominciarono ad esibirsi in diversi club, specialmente al Carta Vetrata di Bollate (alle porte di Milano). Nel 1970 si unirono alla band il batterista Hermann Jurgen Nienhaus (fratello di Jutta) ed il bassista Mauro Rattaggi, l’unico italiano nella formazione: dopo una serie di concerti in Svizzera e nel Nord Italia, la band riuscì a strappare un contratto discografico alla Produzioni 28, ma alla fine dell’anno Rattaggi dovette partire per il servizio militare (con Wolfgang Schoene che passò dalla chitarra ritmica al basso), mentre si unì al gruppo il tastierista Nikola Pankoff, con cui avevano già iniziato nei mesi antecedenti una importante collaborazione.

Le registrazioni del primo LP ebbero luogo a Milano all’inizio del 1972, con la band che decise di mutare la propria sigla in Analogy, dal nome della traccia più rappresentativa del loro repertorio. La foto scelta per la copertina – più vicina alle idee hippy californiane che al freddo dei paesaggi mitteleuropaaaei – fu ovviamente motivo di scalpore: Rattaggi fu coperto dalla barra verticale blu che include il logo della band, in quanto aveva lasciato la formazione pochi mesi prima, mentre alcune copie erano state avvolte in un poster con un piede (che era in realtà un posacenere) per nascondere i loro corpi nudi. Le canzoni di questo esordio adamitico sono gradualmente sviluppate con uno stile psichedelico e sperimentale, dotato di un risvolto oscuro e misterioso: l’organo Hammond è capace di sottolineare le parti vocali della la cantante Jutta Nienhaus, che con la sua voce potente ed influenzata fortemente dalle improvvisazioni jazz, è l’attrazione principale del debutto degli Analogy, ispirato ulteriormente da elementi Krautrock e blues.

La drammatica “Dark Reflections” prende il volo proprio sul trampolino di un tema blues, innalzandosi con la voce possente della bionda diciannovenne Jutta, tra organi sinfonici e chitarre jazz, rammentando a tratti i riff dei Trip di “Caronte”, fino a sfociare nel pianto lirico di “Weeping May Endure” che riprende gli stessi ingredienti, anche se mescolandoli assieme con molta più energia. Successivamente, il raccoglimento cosmico di Indian Meditation” prende il largo verso tangenti più psichedeliche, grazie soprattutto al contributo della chitarra di Martin Thurn che riporta quasi ai primi Pink Floyd di Syd Barrett, mentre la sua coda Tin’s Song” si rivela fatalmente più delicata, un breve capitolo strumentale adagiato sul suono apparentemente innocuo dell’organo.
La title-track “Analogy” con i suoi nove minuti è la traccia più lunga e complessa del disco, muovendosi schizofrenicamente da riff energici e muscolosi ad atmosfere mistiche ed inquietanti; e se la sezione ritmica di “The Year’s At The Spring” ricorda perfino le calde sonorità californiane dei Jefferson Airplane (se non fosse per l’accento tedesco di Jutta che ci fa ricadere in Europa con le ossa rotte!), nell’impetuosa Pan-Am Flight 249” un riff dell’organo di Nicola accenna direttamente alla Primavera di Vivaldi, sottolineando come la musica classica ed i suoi precetti non vengano mai comunque dimenticati, un cordone ombelicale difficile da recidere. 

Stampato in sole 1000 copie, oggi questo album è una vera rarità discografica. L’avventura degli Analogy durò appena il tempo di un LP: nel settembre del 1972, Pankoff lasciò la band a causa di alcune divergenze interne, sostituito dal flautista Rocco Abate, membro dell’Orchestra della Scala, allora alla ricerca di nuove esperienze musicali. Con questa nuova formazione, gli Analogy suonarono più volte dal vivo, ricevendo perfino buone recensioni come gruppo di supporto ai Curved Air, ma i problemi finanziari si fecero sentire sulle spalle, fino all’inevitabile scioglimento allo scadere del 1973. Successivamente, Jutta Nienhaus e Martin Thurn collaborarono con Franco Battiato, dove soprattutto Jutta viene ricordata per la sua performance sull’album Sulle corde di Aries

Spesso catalogato come Progressive Rock Italiano per “Ius soli”, Analogy è un disco che trova pochissimi nessi con questo capitolo musicale del nostro Paese, brillando sicuramente per originalità ed evocazione.

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