Caravan – If I Could Do It All Over Again, I’d Do It All Over You

If I Could Do It All Over Again, I’d Do It All Over You è il primo album per la Decca dei Caravan, dopo un esordio folk poco significativo con la Verve (Caravan, 1968). Venne registrato a presa diretta ai Tangerine Studios di Londra e considerando che è stato originariamente pubblicato nel 1970, suona ancora oggi sorprendentemente fresco.

I Caravan furono una delle prime band inglesi a firmare per l’americana MGM, che però li dirottò alla sussidiaria Verve per il primo omonicover_205618102010mo LP. Il ridimensionamento della label (che si disinteressò alle vicende britanniche per motivi economici), porterà in seguito il gruppo alla Decca, che li affida alla produzione di un giovane allora sconosciuto David Hitchcock. La copertina è una foto dei Caravan ad Holland Park (Londra) e fu scattata da David Jupe, mentre il titolo dell’album deriva dalla storpiatura della canzone di Bob Dylan “All Over You” (che cita: “Well, if I had to do it all over again, babe, I’d do it all over you“).

Se i Soft Machine del gran maestro Robert Wyatt rappresentano il lato sperimentale e apollineo della musica di Canterbury (una scena che ancora oggi gli stessi protagonisti non hanno ufficializzato), i Caravan ne personificano la componente più legata ad un romanticismo incontaminato e fiabesco. La formazione originale conta gli ex Wilde Flower David Sinclair (tastiera), l’odontotecnico Richard Coughlan (batteria) e Julian “Pye” Hastings (chitarra). All’inizio del 1968 si unisce il cugino di David,  Richard Sinclair, in veste di cantante e bassista.

La title track “If I Could Do It All Over Again, I’d Do It All Over You” ci apre le fronde degli alberi, con un esercizio jazz-pop in un modello 7/8 che sarà il marchio della leggerezza della band; questa canzone ha un ritmo insolito e contagioso in stile Sixties ed entrambi i vocalist ci mettono del loro: la più profonda voce di Richard Sinclair ripete la linea “Who do you think you are?mentre il più aggraziato Pye Hastings canta la strofa con timbro wyattiano. La tastiera e la chitarra scorrono acide, castigate a colpi dal flauto di Jimmy Hastings. Interessante notare che questa canzone fu suonata in una jam session con Frank Zappa al Festival di Amougies (Belgio) nel 1969, prima di essere incisa nel secondo album.

La maggior parte dei brani successivi, anche se di lunghezza variabile, sono strutturati come mini-suite, con almeno due movimenti (e di conseguenza lunghi titoli): “And I wish I were stoned – Don’t worry nasce sotto la logica di una sezione iniziale introspettiva e serena ed una seconda parte più jazz e variopinta, che rilascia una sorta di esplosione emotiva. Mentre la canzone progredisce diventa sempre più forte e un tamburo apparentemente improvvisato entra nel nostro canale uditivo, imprimendovi questa deliziosa melodia. Ne sottolineo il gran bel testo: “Once I had a dream, nothing else to do, sat and played my mind in time with all of you. Got down in the road, crossed my heart and cried when you told me how you’d love to live and not to die“. Un gioiello.

Come la precedente, “As I feel I die” presenta due passaggi, in una texture entusiasmante di umorismo pop e jazz-rock: con la voce delicata di Pye Hastings, le sottili linee di basso di Richard Sinclair che scorrono appena sotto la superficie ed una tastiera disturbante, questo brano è uno dei punti salienti del disco. Si conclude con un duello strumentale entusiasmante tra i due cugini Sinclair (le tastiere incendiarie di Dave ed il basso rinfrescante di Richard), con un testo ossessionante ed una grevissima melodia suonata a perdifiato.

With an ear to the ground you can make it / Martinian / Only cox / Reprise” è sviluppata in un livello più inquietante: questa canzone è caratteristica del progressive canterburiano perché presenta una stratificazione di rilievo e l’ospite Jimmy “Brother James” Hastings (fratello di Pye, che si unirà al gruppo) con il flauto, che lascerà il segno, passando attraverso un numero impressionante di stati d’animo in 10 minuti. La seguente Hello Hello” è una lezione su come scrivere una canzone che è nel contempo orecchiabile e intelligente, con il valore aggiunto di una delle più strane percussioni di sempre (quasi alla Jamie Muir!). Accattivante la linea melodica, ancora sapientemente ritratta su un modello 7/4, che inizia con un ritornello accattivante per poi galoppare in continui cambi di tempo, oscurati dal ritmo stretto della tastiera di Sinclair. Ci sono due versioni di questa canzone nella ristampa su CD e sulla seconda (una demo inedita) la voce di Richard è ancora più forte e intensa.

La breve e tribale Asforteri 25” è, ancora, una canzone prototipo-Caravan che colpisce il cuore di chi la ascolta, prendendoci d’assalto con i suoi motivi fluttuanti, fluidamente collegati tra loro in una maestosa amalgama. Con un semplice ritmo martellante, questo brano si sviluppa quasi a cappella su una melodia bizzarra ed incantante, un brano davvero strano che apre alla imponente suite Can’t Be Long Now / Françoise / For Richard / Warlock” in cui Dave dà una splendida dimostrazione delle sue abilità come organista, mentre Richard (pur rimanendo in silenzio) fornisce un intricato sfondo ritmico. Ad un certo punto le tastiere sono sostituite da Jimmy Hastings che suona il flauto con risultati sorprendenti mentre il brano termina con un raro assolo di chitarra di Pye Hastings, in un crescendo strumentale totale che va a chiudere questa tentacolare pista della durata goliardica di 14 minuti, che tuttavia devo dire non annoia mai. Sigilla il disco Limits“, una chiusura deliziosa in stile bossanova, una effimera ballata che svanisce presto come neve al sole: un dolce epilogo, che lascia un buon sapore in bocca.

If I Could Do It All Over Again, I’d Do It All Over You è un album che ha tutte le curve al posto giusto: un’atmosfera stravagante, un piacevole jazz-rock, tastiere psichedeliche, testi poetici ed un cantato idilliaco. Gran parte di questo lavoro è dominato dal genio di Pye Hastings, che arrangia e scrive i pezzi, dimostrandosi un grande sceneggiatore del progressive.

Decisivo all’imminente declino dei Caravan sarà l’abbandono di David Sinclair che si ricongiunge a Robert Wyatt nei Matching Mole, sostituito da Steve Miller. I Caravan oggi portano ancora in giro il loro sound, in una formazione rimaneggiata tra abbandoni e acciacchi (io ho avuto la fortuna di vederli a Trieste anni fa), aggiungendo anche il talentuoso figlio di Pye Hastings.

A questo punto resta solo da capire se vi doni più il rosa o il verde… Buon ascolto!

Precedente Faust - Faust IV Successivo The Smiths - Strangeways, Here We Come