Dire Straits – Brothers in Arms

“There’s so many different worlds, so many differents suns and we have just one world but we live in different ones”

E dunque viviamo in mondi diversi ma sullo stesso pianeta, rispondendo al medesimo dio: forse è questo che ci vuole riferire questa creatura discografica dalle sonorità multiformi che corrispondono ad un unico demiurgo, il signor Mark Knofpler.
Non ci sono davvero aggettivi adatti a descrivere quest’album, ma c’è un’unica parola che gli fa onore: poesia.

Il nome dei Dire Straits è intimamente leBrothers in arms - Dire Straitsgato a quello di Mark Knopfler (qui in un eccellente stato di grazia): un letterato del ventesimo secolo che scrive con una Stratocaster; sembra quasi che quando egli l’accarezzi (ebbene sì!) essa faccia le fusa. Trovo sia consono parlare di un rock ‘umanista‘ per quanto concerne il sound dei Dire Straits: nella sua pulizia formale, testuale e vocale ci accompagna in un cammino mai scontato fatto di amori lontani, riflessioni in tempi di guerra e di pace, bagliori di vita comune imbevute di filosofia urbana.
Compagni di viaggio (o dovremmo dire “compagni di armi?“) sono John Illsley (basso) e Pick Withers (batteria) che battono una strada segnata da un minuto jazz, un vecchio rock’n’ roll ed un elegante blues.

C’è da dire che in seguito a quest’album dalla formazione ormai variabile, Mark Knopfler si concentrerà maggiormente sui progetti solisti (così come altri componenti sperimenteranno nuove vie) dove può far irradiare la sua anima da cantautore popolare.
In Brothers in arms (Warner Records, 1975) sono da menzionare le collaborazioni con Randy e Michael Brecker (rispettivamente alla tromba e al sax, entrambi con un nobile curriculum alle spalle e ragguardevoli collaborazioni con artisti come Frank Zappa e Pat Metheny) e l’amico Sting in “Money for nothing“. Proprio questa uno dei prodotti più signorili dell’album, una canzone che inizia con un’atmosfera mistica interrotta da un muscoloso assolo (che segna l’unico adulterio dell’album con una Gibson!): essa pone un accento polemico sul consumismo, a cui l’uomo fa perno anche inconsapevolmente in molti aspetti della sue esistenza.

Altra celeberrima traccia (ricordiamo che quest’album ha ostentato vanitosamente ben 5 singoli!) è “Walk of life“, un odierno e genuino inno alla gioia in chiave rock’n roll che dovrebbero vendere in allegato agli antidepressivi per i suoi effetti festosi, capace di far ridere perfino gli esseri inanimati; una marcia sobbalzosa ed irriverente che obbedisce però alla tradizione di un vecchio rock mai sporco e sempre ben vestito.
La title track “Brothers in arms” propone uno dei video più belli e raffinati del gruppo; di carattere introspettivo, vi farà riflettere in materia bellica e umana: “siamo pazzi a fare la guerra sui nostri fratelli di armi“. Biblica!

So far away offre uno spaccato sugli effetti della lontananza in un rapporto di coppia tramite un sound decisamente molto caratteristico della band.
La raffinatissima ‘”Your latest trick è una ballata che ci teletrasporta agli anni sessanta; interessante il gioco di parole nel titolo: trick significa ‘trucco’ ma può anche riferirsi ai clienti di una prostituta. Da segnalare un sassofono seducente, sicuramente l’intro migliore dell’album.
L’acustica e gracile Why worry presenta in realtà un testo curpulento e vigoroso: “there should be laughter after the pain, there should be sunshine after rain, these things have always been the same… so why worry now” – non si tratta di semplice ottimismo, è uno spunto di meditazione sulle piccole fortune.

Questo è il disco più democratico dei Dire Straits… anche se non dovesse piacere, sicuramente non lascia scorie di negatività … Buon ascolto !

Precedente Phish - Farmhouse Successivo Queen - A Day at the Races