Editors – An End Has a Start

if a plane were to fall from the sky, how big a hole would it leave?

Questo non è che uno dei tanti interrogativi filosofeggianti posti nel secondo lavoro della band di Birmingham, che dopo l’esordio apprezzabile ma a tratti acerbo di The back room ,sforna nel 2007 un album sicuramente più maturo e coinvolgente.
Ascoltando la voce baritonale e profonda di Tom Smith viene naturale l’associazione con Ian Curtis, così come la ricorrenza del tema della morte rimanda d’istinto ai Joy Division – ma sono paragoni abbastanza superficiali: dopo aver ascoltato un paio di brani degli Editors questa similitudine vi crollerà dinanzi agli occhi. CAn-end-has-a-start-Editorsonsiderare Tom Smith un “Ian Curtis in pace con se stesso” è alquanto azzardato e limitativo.

E’ raro trovare nel panorama musicale attuale un album che non sfoci nel ricorrente delta qualitativo tra i singoli editi e le rimanenti tracce dell’album che fungono quasi da comparse; in questo disco si può apprezzare la bellezza di brani inediti come l’enfatica “Escape the nest“, la cupa e nichilistica “When anger shows“, o l’orecchiabile “The racing rats” che allieta offrendo visioni da incubo.
Put your head towards the air” non è una semplice ballata, è un piccolo melodramma carico di passione e di cori (frequentemente adottati dalla band) così come “Spiders” sembra essere una freccia dark destinata a trafiggerci. C’è spazio anche per la leggerezza di “Bones“, dalle percussioni che rimandano ad un trotteggio e con l’esplosione finale di una chitarra new-wave che impazzisce in una canzone d’amore incisiva e conquistatrice.
Smokers ouside the hospital doors‘” si pone invece in testa ad inaugurare l’album, in netto contrasto con il loro più irrequieti singoli precedenti di “Bullets” e “Munich”, anticipando quelli che saranno gli ingredienti di questa ricetta tutta indie-rock: l’uso funereo della batteria di Edward Lay, i volteggi chitarristici di Chris Urbanowicz, la velenosità del basso di Russell Leetch e la freddezza tipicamente inglese della voce e del piano di Tom Smith che paradossalmente sciolgono il cuore.

How can you know what things are worth, if your hands wont move to do a days work?” come suggeriscono allegoricamente gli stessi Editors, non vi resta che la prova dell’ascolto.

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