Gong – You (Radio Gnome Invisible, Part 3)

You è il terzo capitolo della saga Radio Gnome Invisible, rilasciato nell’ottobre del 1974 con una forte matrice elettronica che si schiera sul fronte della Kosmische Music, in enorme anticipo sui tempi. Il disco venne registrato agli studi Manor di Oxford, con la produzione di Simon Heyworth e dei Gong “sotto l’influenza universale della Invisible Opera Company of Tibet“, con la stessa formazione di Angel’s Egg e l’aggiunta delle percussioni di Benoit Moerlen (fratello minore del batterista Pierre) e di Miquette Giraudy (“Bambaloni Yoni“) ai cori.

In questo disco, Zero è costretto a far ritorno dal suo viaggio e chiede a Hiram il Capomastro come costruire il proprio Tempio Invisibile; fatto ciò, decide di dover organizzare il Grande Banchetto di freak sull’isola di Everywhere, a Bali, dove lo Switch Doctor accende il terzo occhio di ognuno dei commensali, eccezion fatta per Zero che si è perso nei piaceri della Terra (la Torta di Frutta di Banana Ananda) ed è così obbligato a continuare la propria esistenza ruotando sul ciclo della morte e della rinascita, avvicinandosi lentamente all’Angel’s Egg.

You è l’epitome deficover_1311523112010nitiva dei Gong, che sigilla – per decenni – la trilogia Radio Gnome Invisible, trovando forse la sua espressione più solida ma perdendo qualcosa dell’originalità di Angel’s Egg. La combinazione di avanguardia jazz, canto teatrale, sperimentazione elettronica, cosmici sintetizzatori e glissato delle chitarre viene qui portata alla sua fruizione finale, ma è chiaro che l’anarchia sperimentale e l’energia grezza dei loro album precedenti sia stata messa da parte a favore di una maggiore coesione. Individualmente parlando, i momenti più notevoli vengono qui forniti dal chitarrista Hillage, dal sassofonista Malherbe e dalla sezione ritmica sorprendente di Howlett e Moerlen, che mettono in ombra le incostanti parti vocali di Allen e consorte, incarnando la principale fonte di energia e magniloquenza soprattutto durante i passaggi sonori più inceppati. Rispetto a Flying Teapot ed Angel’s Egg le tastiere sono diventate più rilevanti, creando una atmosfera elettrica strabiliante; inoltre questo album, a differenza dei due prequel, viene suddiviso in una prima parte con brevi tracce ed una seconda metà contenente due composizioni di oltre dieci minuti, in uno stile che sembra non avere più molta somiglianza con il suono di Canterbury.

L’album comincia con l’innocuo “Thoughts for Naught“, una buffa introduzione seguita dall’interludio “zappiano” di A PHP’s Advice” che rilascia dei curiosi consigli (“In case you don’t remember, this is what you do, get up out of bed now. If there’s nothing left to find the answer to – here is…Question number one: if you’re a believer, what do you believe? Why do you believe it?“). 
La spaziale “Magick Mother Invocation” vede una estasiata Smyth in connubio alla voce idiosincratica di Allen accoppiarsi su nastro in un canto tribale alieno, che riporta alla mente i pericolosi discorsi dei Magma, in un ginepraio di effetti spaziale enfatizzati. L’interplanetaria “Master Builder” quasi in stile Mahavishnu Orchestra, è a mio avviso la canzone perfetta per quello che è uno psichedelico space-jam di proporzioni epiche che si basa sul futuro tema di Hillage “The Glorious Om Riff” (Green, 1978) ma, per non avere l’illusione di trovarsi su un suo disco solista, a metà della canzone c’è un freno brusco dove Allen polverizza – momentaneamente – i suoi riff assieme ad uno stormo di uccellini. 
L’elettronica “A Sprinkling of Clouds” inizia con un synth spaziale dando il via ad un ambient strumentale inquietante, che suona come una versione sofisticata dei Tangerine Dream: un approccio davvero molto diverso dei Gong, qui fortemente dipendenti dalle tastiere e con una ipnotica sezione ritmica di Mike Howlett e Pierre Moerlen che segue la sperimentazione della chitarra solista di Steve Hillage intervallata dal dolce intercedere del flauto di Malherbe.
La breve parentesi goffa di “Perfect Mystery” è un leggero precursore del denso vibrafono jazz-rock che i Gong avrebbero sfoderato in Gazeuse!, tuttavia, questa traccia è inserita nel punto sbagliato perché è incorniciata da due pezzi molto ampi e quindi tende a rovinarne la scorrevolezza. The Isle of Everywhere” ha la possibilità di allungarne i suoni psichedelici, quasi prefigurando l’hip-hop a tratti, con una linea di basso funky che si fa strada lungo i meandri delle tastiere cosmiche, infilandosi tra gli impercettibili sospiri di Gilli Smyth e bei momenti di sax.
La colossale “You Never Blow Your Trip Forever” riprende in qualche modo l’atmosfera generale visualizzata dai due precedenti album, dove lo spirito di gioia viene costantemente posticipato durante i primi 10 minuti ma è, in ultima analisi, esposto lungo la litania finale, in cui la verità finale si rivela e si celebra: “You are I or I am You“. Questa manifestazione della urgente necessità di riconoscere che il nostro prossimo è una vera e propria immagine di noi stessi è sapientemente consegnata in questa linea, con una serpentina arabeggiante a cui fanno seguito successive variazioni liriche di questo assioma, fino ad un fade-out delicato che mette la parola fine – momentaneamente – a questa gnomesca (e lisergicamente gnomica) trilogia.

Nel 1974 la Smyth uscì dai Gong per dedicarsi ai propri figli, seguita l’anno dopo da Allen che si rifiutò di salire sul palco in un concerto a Cheltenham sostenendo di essere trattenuto da un “un campo magnetico che gli impediva di avvicinarsi ai suoi compagni“: alla base dell’abbandono dei due fondatori c’erano i loro ricorrenti attriti, ma soprattutto quelli con Pierre Moerlen (che Allen e la Smyth consideravano troppo “tecnico”) e la repulsione di Daevid per l’evoluzione della Virgin, che si era trasformata nel frattempo da etichetta indipendente a faraonica major. Anche Blake lasciò la band, ed il primo disco con la nuova formazione guidata da Pierre Moerlen fu Shamal (1976, Virgin) con la produzione di Nick Mason, a cui seguiranno Gazeuse! (1977) ed Espresso II (1978).

La grande riunione della famiglia dei Gong avvenne il 28 maggio del 1977 all’ippodromo di Parigi, tra varie formazioni che si susseguiranno nel corso degli anni sotto al nome di Gong Global Family, fino alla morte di Daevid Allen nel 2015.

Precedente Biglietto per l'Inferno - Biglietto per l'Inferno Successivo Osanna - Palepoli