Guru Guru – UFO

I Guru Guru sono indubbiamente una delle band storiche della scena tedesca, ancora oggi in carriera: tutto iniziò nel lontano 1967, col futuro leader Marcus “Mani” Neumeier alla batteria e Uli Trepte al basso che formavano l’ossatura del trio di supporto alla pianista svizzera Irene Schweizer, salvo poi staccarsi e dar vita ai Guru Guru Groove nel 1968, tra torpide recitazioni free jazz che li portarono a farsi conoscere sul palco del Song Tage Festival di Essen nel settembre dello stesso anno. Nei primi mesi del 1970, il loro cantante abbandonò la band e venne rimpiazzato da Ax Gernich, il primo chitarrista degli Agitation Free: pochi mesi più tardi, con questa formazione e col nome accorciato in Guru Gurula band registró l’album di debutto UFO, un “disco volante” pubblicato dalla leggendaria etichetta Ohr tra grandi dosi di follia, aggressività viscerale ed underground tipicamente berlinese. 

La grande apertura di “Stone In”  G-Guru1strfornisce una dichiarazione veritiera dell’ideologia musicale della band in termini di psichedelia rock, con il suo ringhioso riverbero e la batteria maniacale di Mani, in totale stile Pink Floyd di A Saucerful of Secrets : un intimidatorio basso frantuma tutto ciò che trova nel suo percorso mentre un rantolio vocale tenta di emergere in superficie, solo per essere inghiottito quasi completamente dal turbine di questo bruciante rumore. La successiva “Girl Call” prende il via in modo più sedato, crescendo a poco a poco fino a costruire un climax quasi hendrixiano che sembra fissare l’atmosfera sul fuoco: si tratta di un brano brutale, fragorosamente pesante, con un opprimente senso di tensione e di pericolo che pietrifica l’ascoltatore come lo sguardo di Medusa. L’esplosiva e violenta Next Time See You At The Dalai Lhama” è il pezzo più stoner-rock dell’album, con frasi di chitarra e di basso a supportare alcuni strani ornamenti esotici, il tutto costruito su un riff ripetitivo che si trasforma quasi – paradossalmente – in una melodia orecchiabile.

La seconda metà dell’album è la più inquietante, con il trio che sfrutta a dovere tutto il suo potenziale lisergico: la title-track Ufo” è un esercizio di decomposizione psichedelica, che porta un’aura di orrore e mistero traendo molti suggerimenti dalla musica concreta e sfidando la struttura della canzone tradizionale con robusta convinzione; non è presente nessuna melodia, solo un sacco di rumori strani che si dispiegano in una crescente tensione di feedback, pulsante elettronica, allarmi di clacson e schegge psichedeliche, che neanche da vicino assomigliano ad un brano vero e proprio.  Lo stesso discorso vale per la prima metà di Der LSD / Marsch” che si dipana in una jam elettrica, ma nel secondo tempo, questa energia è impostata in una cornice più ordinata, lasciando spazio per improvvisazioni più umane. Il tutto si conclude forse un po’ troppo in fretta, ma avvolge l’album in maniera perversamente materna, portando l’ascoltatore in un’area protetta.  

UFO è uno dei primi esempi di space-rock, kosmische musik e selvatica psichedelia, fusi insieme in quella che è la ricetta base del Krautrock, anche se sicuramente i Guru Guru non sono la band più rappresentativa di questa scena: essi paiono infatti focalizzarsi maggiormente sulla base delle jam session di Jimi Hendrix, in un rock prevalentemente strumentale che trasuda energia, fondendo le tracce insieme in un intenso e sporco lo-fi. La batteria di Neumeier splende lungo tutto il tragitto vinilico, in un vortice cosmico di bassi roboanti e feedback di chitarre (che portano alla mente i Velvet Underground), il tutto mixato in un’entropia spaziale alla Hawkwind. 

A questo disco manca forse soltanto il tocco uaguruinside_zps54962a37morista che colora i successivi album dei Guru Guru, Hunter (Ohr, 1971) e Kängaru (Brain, 1972). La dichiarazione posta all’interno della copertina apribile, sopra il ritratto del bassista Uli Trepte con l’orecchio ingrandito a richiamare il logo della Ohr Records, cita con lo pseudonimo di P. Hinten: “Soon the Ufos will land and mankind will meet much stronger brains and habits. Let’s get ready for that“. Era un proclama inteso come un invito, o una minaccia? Un punto controverso: il grunge primordiale dei Guru Guru, dopo quasi 45 anni di attesa, deve ancora oggi essere compreso dagli abitanti della Terra.

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