Hatfield & the North – Hatfield & the North

Gli Hatfield & the North furono il supergruppo canterburiano per antonomasia, composto da membri dei Matching Mole (il chitarrista Phil Miller), Egg e Khan (il tastierista Dave Stewart), Caravan (il bassista Richard Sinclair) e Gong (il batterista Pip Pyle). Prendendo il nome da un cartello stradale di Londra che indicava la direzione per il nord e Hatfield, questo combo musicale firmò per la Virgin nel giugno del 1973, siglando l’anno dopo il primo (e per qualcuno anche ultimo) grande album della seconda generazione di Canterbury e depositando le atmosfere romantiche dei Caravan nelle complessità strumentali proprie del progressive. A dare una mano al quartetto ci fu l’inseparabile Robert Wyatt (che ricambiò il favore di Rock Bottom), i cori delle Northettes (un trio di cantanti che includeva Barbara Gaskins, Amanda Parsons e Ann Rosenthal), il sax di Geoff Leigh (dagli Henry Cow) ed un non-accreditato Didier Malherbe (dai Gong) al flauto. Curiosa, infine, più che la foto della copertina con quelle nuvole umane che paiono corpi michelangioleschi, l’immagine posta sul retro di essa, con la band ritratta assieme ai quattro cowboy della serie televisiva “Bonanza”.

Catalogare la musica degli HatfieHatfield__The_North_-_STld & the North è piuttosto difficile: non è sicuramente rock (sarebbe riduttivo), non è jazz (se non filtrato attraverso la bossanova), è per lo più strumentale, ma quando subentra la sezione canora questa stordisce per i testi bizzarri del batterista Pip Pyle; forse l’unico confronto alla pari potrebbe essere coi futuri National Health, in cui 3/4 di questa formazione sarà destinata a confluire.

L‘album si compone di canzoni brevi ed imprevedibili che generalmente non rispettano le regole e finiscono per fondersi l’una nell’altra, formando un continuum che sfida la concentrazione di chi lo ascolta: si inizia con i venti secondi di “The Stubbs Effect“, una breve introduzione tastieristica a Big Jobs (Poo Poo Extract)“, una traccia altrettanto corta dove abbiamo modo di sentire in questo contesto la voce di Sinclair per la prima volta, intento a presentare il primo disco del gruppo (“Here’s a song to begin the beginning, a few notes which are, arbitrary but we try our best, to make it sound right and hope that the music turns you on to our latest LP should be a laugh certainly“).

La focosa “Going Up To People And Tinkling” è un piccolo numero di dolce jazz in cui Sinclair al basso e Stewart alle tastiere pedalano in tandem sulle colline in fiore, mentre nella tiepida “Calyx” Robert Wyatt (alla prima uscita pubblica dopo l’incidente) offre una peculiare linea vocale priva di parole, che si evolve nella prima traccia epica di Son Of “There’s No Place Like Homerton“, nei suoi dieci minuti persi tra
fluttuanti tastiere, le voci angeliche delle Northettes ed una sezione di fiati funambolica, con il brano che si sviluppa piano piano lungo una serpentina che contiene però soltanto pochi cambi di direzione. La deliziosa 
Aigrette” è una vetrina per le prodezze di Phil Miller alla chitarra e per la voce di Sinclair (senza cantare una sola parola) e mette indubbiamente in mostra anche il talento dell’ex Matching Mole nello stendere canzoni brevi incredibilmente orecchiabili (uno stratagemma consolidato nell’album successivo, The Rotters’ Club). 
La più grintosa “Rifferama” trova il gruppo al suo meglio, colto in una modalità jazz-rock, tra alcuni suoni alla G6a00e5523026f5883401310ff39012970cong che si fanno largo nel mezzo. La stramba e malinconica Fol De Rol” inizia con Richard Sinclair e le sue parole senza senso, e continua in forma placida senza fossilizzarsi se non nella reiterazione di uno pseudo-ritornello malconcio, mentre il canto puerile di Shaving Is Boring” è tutt’altro che rilassante, finendo per diventare un numero di jazz-rock con una sensazione live quasi tangibile ed una magnifica sequenza space-rock che sembra barcollare nell’aria, in una sorta di visione misticamente equilibrata tra la geometricità dei Soft Machine di Third e le esplorazioni elettroniche ed entropiche dei Gong. Gli effetti della chitarra e dell’organo secernono una ventata lisergica, mentre la sezione ritmica sostiene il tutto con precisione chirurgica, senza perdere una sola oncia della loro peculiare eleganza canterburiana.
Frutto della mente di Sinclair sono le tre esili e melodiche tracce seguenti (Licks For The Ladies“, Bossa Nochance“,  Big Jobs No 2 (By Poo And The Wee Wees)“) così unite da sembrare una suite indipendente, mentre Lobster In Cleavage Probe” si caratterizza principalmente per il contrappunto angelico delle voci delle Northettes. La ciclopica Gigantic Land-Crabs In Earth Takeover Bid” finisce in un ingorgo caotico, scalfito da un assolo di chitarra massicciamente distorto, in quattro minuti scarsi senza soluzione di continuità; chiude invece il disco lo scroscio tastieristico di The Other Stubbs Effect“, una ripresa della prima traccia che sigilla il disco nella ciclicità del karma.

Questo album non è certo per i deboli di cuore: naturalmente, se apprezzate Robert Wyatt, le opere di Dave Stewart e la scena di Canterbury in generale, questo album è un must-haveCi vuole un po’ di stomaco per apprezzare i limiti che questi ragazzi stavano rompendo, concentrandosi meno sul songwriting e più sulla scultura sonora: il ribaltamento dell’eterno dualismo tra “Caos” e “Cosmo” si verifica molte volte durante il corso di questo disco, non fornendo alcuna pietà all’ascoltatore tra esasperazioni free-jazz alla Matching Mole ed il muto superamento dei canoni melodici dei Caravan

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