Julian Cope – World Shut Your Mouth

Julian Cope è uno dei personaggi più inspiegabilmente dimenticati del nostro tempo, nonostante lo scrittore, blogger, antiquario, critico d’arte ed ex front-man dei Teardrop Explodes sia probabilmente uno dei più eclettici, intelligenti e completi artisti degli ultimi anni.

Scritto durante l’esilio di Julian Cope con la moglie Dorian Beslity nel villaggio di Drayton Bassett (vicino alla sua casa d’infanzia di Tamworth) dopo la rottura dal suo vecchio gruppo, World Shut Your Mouth è un lavoro introspettivo e surreale, che risente del clima d’isolamento dopo gli eccessi lisergici dei tempi, che avevano posto il nome di Cope mediaticamente vicino ad un personaggio come Syd Barrett, un’immagine cheJulian_Cope-World_Shut_Your_Mouth-Frontal-500x500 Julian si sarebbe portato addosso per diversi anni prima di potersela scrollare di dosso. La maggior parte delle tracce dell’album, pubblicato nel 1984 con la copertina firmata dagli evocativi scatti di Anton Corbijn (noto fotografo e regista musicale), ha come protagonisti l’ex batterista dei Teardrop Explodes Gary Dwyer ed il chitarrista/produttore Steve Lovell (ex The Blitz Brothers), con qualche sporadica comparsa di Ronnie François (basso) e Kate St. John (oboe), tutti assieme in un rito psichedelico e sciamanico, in cui Cope riveste la new-wave di cerimoniali neolitici, sinfonie allucinogene e sferzanti accuse spalmate su un dolce pan-brioche di melodie ritmate ed orecchiabili.

L’auto-distruttiva “Bandy’s First Jump“, proprio come il singolo dei Teardrop Explodes “Passionate Friend”, è dedicata alla sorella del vecchio amico e compagno di band negli Crucial Three, Ian McCulloch (front-man degli Echo & the Bunnymen), una relazione  – quella con entrambi! – conclusa tra i dissapori e rievocata con sincopata passione, mentre la vivace “Metranil Vavin” si riferisce invece ad un poeta russo che soffriva di nanismo, una vivida rievocazione di quando Cope girava per le strade con la “testa imbottita di allucinogeni e armato delle sue poesie” (stando alla sua autobiografia “Head On/Repossessed”, che consiglio caldamente). Successivamente, i toni diventano più cupi, anche se coperti dal velo di Maya di una new-wave piuttosto seduttiva: se nella belligerante “Strasbourg” una brillante strumentazione copre una lirica intrisa di sangue ed improbabili storiche alleanze (“If I were France and you were Germany what an aliance that would be“), in “An Elegant Chaos” Cope sferra definitivamente il suo attacco, passando la sua ascia sull’intera “vegetazione umana”, rea di aver creato un elegante caos solo per la sua attitudine ad una bella ignoranza, nonostante il vantaggio connaturato della parola e della possibilità di una reciproca comunicazione. “Quizmaster” prosegue poi idealmente il clima creato in precedenza, con un tono sempre colloquiale steso su una cavalcata strumentale condotta dall’oboe di Kate St John, sottolineando come la stupidità sia diventata l’obiettivo di tutti (“now witless is everyones goal“), mentre la tetra “Kolly Kibber’s Birthday” chiude macabramente il primo lato tra drum-machine e chitarre post-punk, nel mezzo di equilibri instabili e vittorie di Pirro che annuiscono alla malinconia esistenziale di Cope con un riferimento al libro “La roccia di Brighton” di Graham Greene.

Il lato B ricomincia con il singolo di debutto solista, “Sunshine Playroom“, un ludico riferimento ai giocattoli vintage collezionati da Cope in quel periodo, col suo ritmo sinfonico in continua mutazione tra sommesse implorazioni ed autorevoli minacce, mentre nell’illusoria “Head Hang Low” l’esistenzialismo della solitudine di Tamworth emerge in superficie in un brano dolcemente mosso dal piano di Julian Cope e dall’oboe di Kate St John (“You may sit alone like me, but please don’t be alone like me: my world’s very beautiful today“). La stuzzicante follia di “Pussyface” ribalta in seguito i cromatismi tenui ed evanescenti della traccia precedente, con dei toni caldi e sensuali che sfociano poi nella focosa “The Greatness and Perfection of Love“, in cui “la grandezza e la perfezione dell’amore” oscilla paradossalmente con tutti i difetti e le follie che si porta appresso. Cala, infine, il sipario la litania notturna di “Lunatic and Fire-Pistol“, tra fidanzate in lacrime e luccicanti uniformi, nel respiro corto e trattenuto prima della partenza per un’altra inutile guerra.

Personalmente, considero il primo lato di World Shut Your Mouth un vero capolavoro, mentre la seconda parte non raggiunge forse il suo livello, pur essendo comunque molto intrigante.

Che altro mi rimane da dire, se non un risentito: Mondo, chiudi la bocca… E ascolta Julian Cope!!!

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