Mike Oldfield – Tubular Bells

Ultimo arrivato nella scena di Canterbury, l’enfant prodige Mike Oldfield imparò a suonare la chitarra all’età di 7 anni ed inizió prestissimo ad accompagnare la sorella maggiore Sally in un duo folk denominato Sallyangie (Children of the Sun, Transatlantic, 1969) per poi accostarsi al fratello Terry, nel rock dei Barefeet. L’occasione importante si presentò però quando Mike Oldfield aveva soltanto 17 anni: nel 1970 entró, infatti, nei Whole World di Kevin Ayers sugli album Shooting at the Moon  e Whatevershebringswesing; fu proprio durante queste sessioni che Mike conobbe David Bedford a cui espose le sue idee per una lunga suite multistrumentale che chiamó momentaneamente “Opus 1” e, con il generoso contributo di Kevin Ayers che gli presó un registratore, Mike potè finalmente comporre i primi demo: grazie a questi nastri riuscì a catturare l’interesse di Richard Branson e Simon Draper, in procinto di varare la loro etichetta indipendente, la Virgin. Negli studi di Manor Castle e nelle ore lasciate libere dai Faust, Oldfield forgió le sue campane tubolari in una serie di sovraincisioni strumentali in forma di moderno bolero: il 25 maggio 1973 il primo disco rilasciato dalla Virgin sarà proprio questo Tubular Bells, ma passò quasi un anno prima che il pubblico si accorgesse di questo album, diventando infine un vero trionfo di vendite con 279 settimane consecutive in classifica.

ParallelamMike-Oldfield-Tubular-Bellsente a questo insperato successo inizió lo sfruttamento maniacale dell’opera: nel 1974 l’introduzione della prima parte fece il giro del mondo come colonna sonora per “L’esorcista”, poi lo stesso Oldfield si piegò ai giochi del mercato discografico con svariati ed indegni sequels che divennero negli anni la sua maledetta prigione: Orchestral Tubular Bells (1975), Tubular Bells II (1992), Tubular Bells III (1998), The Millennium Bell (1999) e Tubular Bells 2003.

In questo disco Mike Oldfield suonó tutti gli strumenti (pianoforti, organi, basso, chitarre, mandolino, percussioni, campane tubolari) e le uniche collaborazioni esterne furono quelle della sorella Sally al coro, Jon Field ai fiati e di Lindsay L. Cooper al contrabbasso. Il disegno di copertina è invece stato creato da Trevor Key, con la campana triangolare ispirata da una campana tubolare che Mike aveva ammaccato durante le registrazioni.

L’opera viene divisa in due parti in cui il medesimo tema di bolero progressivo viene ripetuto, modificato e stratificato fino ai minuti finali della prima parte in cui “il maestro delle cerimonie” (come viene presentato nelle note di copertina) Vivian Stanshall, narratore e cantante della Bonzo Dog Doo-Dah, introduce uno alla volta i vari strumenti. Questa prima metà culmina infine con l’ingresso delle campane tubolari (per la prima volta nel rock) e alcuni cori femminili, all’apice di una snervante marcia di avvicinamento in cui scorrono in un coacervo equilibrato momenti di folk, pop, new age, minimalismo alla Philip Glass e Terry Riley ed istantanee etniche.

La seconda parte è, a dirla tutta, un po’ superflua dopo l’ingresso tanto atteso delle campane tubolari e prosegue, seppur piacevolmente, come una estensione dell’idea iniziale priva di brio; il quarto d’ora finale è caratterizzato soprattutto da due passaggi quasi demenziali: una parte rock grugnita dallo stesso Oldfield con la voce del “Piltdown Man“, come recitano le note di copertina (una sezione che Mike confessò di aver eseguito completamente ubriaco dopo aver scolato una bottiglia di Jameson), in una sorta di siparietto rock guidato da chitarra e piano (ed è anche l’unico momento in cui è presente la batteria) mentre nel finale possiamo ascoltare la sigla riarrangiata di “The Sailor’s Hornpipe” alias Brac­cio di Ferro… in fondo Oldfield, nel suo enorme talento, rimaneva sempre un ragazzino.

Un anno dopo, a 21 anni Mike andò a dare una mano all’amico Robert Wyatt in uno dei dischi più belli di tutta la storia, Rock Bottom e quasi contemporaneamente uscì con Hergest Ridge, provando a replicare il modello artigianale di successo di Tubular Bells con una suite per novanta chitarre sovrapposte che cadde direttamente al primo posto in classifica… Ma il prezzo da pagare per il successo di Mike Oldfield fu una grossa perdita di idee originali, che culmineranno nelle celebri hit degli anni Ottanta (…….the last that ever she saw him, carried away by a moonlight shadow!!).

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