Editors – The Back Room

If fortune favours the brave I am as poor as they come, I’ve got a million things to say...

Di cose da dire ne hanno parecchie questi quattro ragazzi di Birmingham, che vanno a costituire una delle band più interessanti del panorama musicale contemporaneo: conosciutisi e formati all’università nel 2004, e questo disco di esordio ne è il risultato, anche se in termini di originalità l’acerbo The Back Room  è qualitativamente un gradino sotto rispetto al più maturo e convinto An end has a start.

The Back Room The-Back-Room-Editorspresenta tuttavia una buona omogeneità nello scorrere delle sue undici canzoni, anche se talvolta defluisce nel manierismo (sono estramamente evidenti i richiami a Interpol e Joy Division in primis) ma, nonostante qualche virtuosismo barocco delle chitarre e batteria, c’è da apprezzarne il potere coinvolgente della profonda voce di Tom Smith (palese in un brano come “Fall“, forse una delle canzoni più spontanee di questo primo lavoro). E’ un album che fa conoscere subito gli Editors al grande pubblico del Regno Unito e all’Europa intera, grazie soprattutto alla pubblicazione come singolo di un brano orecchiabile come “Munich“, che unisce un testo emblematico (“people are fragile things you should know by now, be careful what you put them through!” che suona quasi come un monito alla pericolosità della generazione degli smartphone e dei social networks, ad un andatura assai seducente e allietante.

C’è spazio anche per la graffiante e cinica “Blood“, la leggerezza illusoria di “Fingers in the factories” (impossibile resistere al suo ritornello) e la frizzante “Bullets“: tutte tracce permeate di una satura atmosfere anni Ottanta e di freddo fascino britannico.

In sintesi è un disco che non è immune ai difetti ma è un buon album d’esordio che sancisce un’ottimistica premessa per l’indie rock e la musica in generale.

Precedente Editors - An End Has a Start Successivo The Zombies - Odessey & Oracle