Patto – Patto

I misconosciuti Patto si formarono dalle ceneri dei Timebox, un gruppo che dopo un paio di anni venne però licenziato dalla Deram. In seguito alla partenza del tastierista Chris Holmes, nel 1970 la band fu ricostruita intorno al vocalist Mike Patto (il cui vero nome è Michael Patrick McGrath) e al chitarrista/pianista Ollie Halsall, con l’aggregazione del bassista Clive Griffiths e del batterista John Halsey. Malgrado la buona produzione di Muff Winwood (fratello di Steve, dei Traffic), l’album di debutto omonimo di questo quartetto finisce per vendere soltanto 5000 copie, complice anche una scarsa promozione del disco della stessa label (la Vertigo) che era poco conosciuta al di là dell’Atlantico. Per questa rarità di diffusione, alcune edizioni in vinile di questo album possono arrivare a valere fino a 500€!

Su questo primo LP pattoprimpdei Patto si possono leggere le seguenti curiose i note di presentazione, scritte della band: “Jazz fused with rock is not new, most bands say it with brass sections, not Patto. They are four and use the rhythm section for variants of feel and its subtleties of time and key changes. Olly plays some fine guitar on “Money Bag”, Mike Patto rocks on “The Man”, hear them and go and see them quote.

La voce di Mike Patto risuona spessa e ruvida in armonia con la chitarra di Ollie Halsall, che gli offre una patina fluida e veloce. La produzione dell’album è molto spoglia e cattura la band nel grezzo della creazione, permettendo all’ascoltatore di sentire ogni piccola sfumatura di questa sensazionale alchimia.

Il brano centrotavola “The Man inizia quasi trattenendo il fiato della chitarra di Halsall, per poi respirare un pulito chording che col basso e la batteria stabilisce una scanalatura in tempi dispari. Dopo un inizio blues in lenti-lamenti del vocalist Mike Patto, finisce per condurre inaspettatamente verso un trip sonoro in cui è udibile anche un vibrafono, in seguito al quale la musica ci dirotta in un climax con tutti i membri della band che suonano i loro strumenti e Patto che urla fuori i suoi polmoni (come l’uomo abbozzato nella copertina di Tony Beyond!).
La potente “Hold Me Back è una canzone che si veste di un semplice rock, con la fluente chitarra di Halsall che tesse tra riff, assoli e sovraincisioni una perfetta base ritmica al cantato malandrino di Mike Patto (“13 summers got left behind, the minute you found your blue eyes could hynotize, drive a man insane“). Time to Die si sposta di nuovo sul versante acustico, in uno stato d’animo più morbido dove la chitarra ed un delicato lavoro della sezione ritmica evidenziano una buona performance vocale.
La seguente “Red Glow è un pezzo interessante, ma difficile da ricordare se non per un grandioso assolo di chitarra mentre San Antone” oscilla su un’altalena jazz e swing, disponendo di un background a tratti doo-wop. La sopraffine “Government Man è un altro momento di sottile moderazione con un jazz-pop che è forse il migliore indicatore della predilezione del gruppo per la combinazione di accattivanti ritornelli e chitarre progressive; il potenziale commerciale della canzone si presenta sotto forma di un ritornello orecchiabile, costruito sulle solide fondazioni dell’interazione chitarra/basso con un vago sentore funky e un assolo di vibrafono che viene travolto. Money Bag” cattura invece la band in un disturbo dalla modalità jazz, sommersa in una jam che rompe in cadenze tamponate di quasi 10 minuti, mentre la bipolare Sittin’ Back Easy” passa dalla quiete alla tempesta in una maniera così veloce da far girare la testa.

A dispetto del nome, la maggior parte del talento dei Patto è racchiuso paradossalmente in Ollie Halsall, un virtuoso talento poli-strumentista che collaborerà anche con Kevin Ayers, ma la band era anche nota per l’umorismo iniettato nelle loro performance live, qualcosa che in realtà non si incontra in questo primo lavoro. Il gruppo, peraltro, non è mai stato benedetto dalla fortuna, anzi, le scarse vendite dei loro album sono andate di pari passo con le tragedie personali: Patto morì di cancro nel 1979 a soli 36 anni, Halsall perì in seguito ad una overdose nel 1992, Griffith e Halsey furono entrambi coinvolti in un grave incidente d’auto durante il tour con Joe Brown che lasció parzialmente paralizzato Griffith, mentre Halsey passò la maggior parte degli anni Ottanta vendendo pesce, prima di aprire un suo pub a Oxford. 

Patto sono stati catalogati come una band jazz-rock, ed è una etichetta che ben calza, ma bisogna tenere a mente anche un’ispirazione chiara alla black music, un’influenza che ha fortemente caratterizzato il modo di affrontare la musica progressive di questa “unica band di jazz rock senza fiati” (come li definì a pennello la stampa inglese dell’epoca). Buon ascolto!

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