Patto – Hold Your Fire

Hold Your Fire è il secondo album Vertigo del quartetto capitanato da Michael Patrick McGrath, alias Mike Patto, una delle voci più sorprendentemente dimenticate del panorama rock inglese. Tutto iniziò nel 1965 con i Bo Street Runners, una band R&B in cui figurava anche Mick Fleetwood, storico batterista dei Fleetwood Mac; poi nel 1966, Mike Patto fece giusto in tempo ad incidere un singolo con i Chicago Line Blues Band prima di approdare nei Timebox del chitarrista Ollie Halsall, seguito da Cliff Griffiths (basso) e John Halsey (batteria). Dopo due anni e sette 45 giri la Deram si sbarazzò del gruppo: fu così che, nel 1970, il quartetto prese il nome del cantante, firmò per la Vertigo e pubblicò tre album in altrettanti anni, tutti passati clamorosamente inosservati e dagli scarsissimi esiti commerciali, ma destinati a rimanere nella storia underground per la loro ruvida originalità rock-blues, in cui la voce rauca e dolente di Mike Patto viene arginata soltanto dalla fluidità del chitarrista tutto-fare Ollie Halsall.

Dopo il primo album omonimo, nel 1971 i Patto confermarono il loro stile progressivoPatto_-_Hold_Your_Fire filtrato dal jazz, tra testi farciti di cinismo e l’assenza di ogni lucidatura pop. Già dalla copertina Hold Your Fire è, di per sè, un piccolo e deperibile gioiello: ideata dal gruppo e realizzata da un giovane Roger Dean, l’immagine si compone di tre figure su altrettante strisce mobili che vanno a formare una serie combinata di personaggi immaginari. Inutile dire che le quotazioni dei vinili originali composti da questa fragile struttura raggiungono cifre da capogiro!

Il “cessate il fuoco” enunciato dal titolo è il realtà un ingannevole monito: la title- track “Hold Your Fire” dà il tono dell’album, con la caratteristica voce di Mike Patto (ruvida e graffiante, un po’ alla Roger Chapman) e la chitarra in filigrana di Ollie Halsall, capace di destreggiarsi abilmente anche al pianoforte. La successiva ballata di protesta “You, You Point Your Finger” è uno dei momenti salienti del disco, ricordata con affetto da Halsey che, nel libretto di un’antologia dei Patto, afferma con una certa dose di ragione: “la voce di Mike è, per una volta tanto, limpida da sembrare accorata e quasi indifesa. Certo il testo, con tutta quella rabbia generazionale, ora sembra un po’ venato di retorica, ma credo che anche le nuove generazioni potrebbero, perché no, rispecchiarsene“.

L’onirica “How’s Your Father” è un brano dai toni più pacati dove, alla sua fluida chitarra (ormai un topos), Halsall aggiunge anche uno snodato pianoforte, mentre Patto canta con voce sofferta e confusa, svegliato soltanto dalla “cameriera di un bar”; in seguito, vi è spazio per il più spensierato rock’n’roll nell’avvenente “See You at the Dance Tonight“, mentre in “Give It All Away” è il lato swing ad agitare la melodia e far fremere la nostra mente; “Air-Raid Shelter” secerne, invece, un’atmosfera jazz che viene prepotentemente a galla soprattutto grazie alla dinamica performance ritmica del batterista John Halsey e del bassista Clive Griffith, che paiono a tratti decollare da questo teso “rifugio anti-aereo”, messo a soqquadro dall’uragano chitarristico di Halsall. Chiudono, infine, il disco due ballate: l’adultero rock di “Tell Me Where You’ve Been” e l’afrodisiaco jazz di “Magic Door“, in cui Halsall lascia la sua chitarra sul sedile posteriore in favore del pianoforte e del vibrafono.

Nel 1972 i Patto passarono alla Island, pubblicando in ottobre Roll’em Smoke’em Put Another Line Out, dove in “Loud Green Song” trova spazio quello che, secondo il leader dei The Bevis Frond Nick Saloman, è il più bell’assolo di tutta la storia del rock (“i Pistols in jam con Hendrix sotto anfetamina“). Ancora senza remunerazioni commerciali, nel 1974 la band decise di sciogliersi, lasciando in sospeso le registrazioni del quarto LP, edito postumo con il titolo di Monkey’s Bum (Audio Archives, 1995). Dopo una serie di collaborazioni, alla fine del 1975 Patto e Halsall decidono di riprovarci con la sigla Boxer, ma anche quell’iniziativa patì una cattiva sorte: il primo album (Below the Belt) venne ritirato per la sua controversa copertina (una donna nuda, coperta soltanto da un guantone da box), il secondo non venne neanche rilasciato nei negozi mentre il terzo (Absolutely) risentì dell’assenza di Halsall, unitosi ormai definitivamente all’amico Kevin Ayers. In seguito, la storia dei Patto fu contraddistinta da una serie di catastrofiche disgrazie: Patto morì per un tumore alla gola nel 1979 a soli 36 anni, Halsall perì in seguito ad un’overdose nel 1992, Griffith e Halsey furono entrambi coinvolti in un grave incidente d’auto durante il tour con Joe Brown che lasció parzialmente paralizzato Griffith, mentre Halsey trascorse la maggior parte degli anni Ottanta vendendo pesce, prima di aprire un suo pub a Oxford.

Hold your Fire è un album che merita assolutamente di essere riscoperto: due personaggi come Mike Patto e Ollie Halsall non possono rimanere indifferenti a nessun buon amante del lato più grezzo del progressive rock.

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